Tra i luoghi romantici della vecchia Milano, Minerva – attrice inna-morata
dell’amico regista – interpreta Alice che si muove e lavora in una trattoria
insieme ai personaggi di un film di cassetta. Le loro vite, per uno strano e inspiegabile
corso del Destino, arriveranno a toccarsi e confrontarsi. Insieme a Vittoria –
in una storia fatta di silenzi e misteri sui quali fare luce – finiranno per
trovare una precisa identità. Esponen-do dubbi e incertezze useranno la loro forza
per proseguire, decideran-no di affrontare eventi presenti e fantasmi del passato,
senza l’esigenza immediata di scoprire le loro soluzioni, limitandosi a procedere
secondo quanto previsto dai copioni delle loro esistenze, imparando che non si debba
restare in attesa di una risposta, perché questa potrebbe non tro-varsi che proprio
all’ultima pagina.
Dal romanzo:
Non so perché non riesca a dirgli di no, non so nemmeno chi sia, la situazione è
talmente strana che una persona sana di mente, col cavolo che gli andrebbe dietro.
Ma io sì, gli cammino vicino, cerco di capire, faccio qualche domanda idiota alla
quale l’uomo non risponde. Il suo passo è fermo e sicuro nonostante l’età,
anche il bastone da passeggio nella sua mano destra sembra più un or-namento che
qualcosa che gli serva per non cadere. Qui a cadere sono solo io. Cado dentro la
mia vita che mi risucchia in situazioni ignote, come questa. D’improvviso
si ferma davanti all’ingresso di un palazzo appena fuori dalla Galleria, roba
da ricchi, mi apre il portone e mi fa cenno di entrare. Io mi sento fuori posto,
sciatta più che mai rispetto all’androne che si affaccia su un cortile dell’Ottocento.
«Prego. Mi segua.»«Ma Vittoria dov’è?» Lo chiedo a voce bassa, lui non risponde.Dentro
un ascensore di un’altra epoca, mi guardo allo specchio macchiato dal tempo.
L’immagine arriva quasi distorta, non so se vedo ancora me stessa o solo la
mia anima.
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